Calamità naturali e imprese: un rapporto ancora imperfetto. Gestire l’emergenza non è solo un intervento tempestivo e professionale di Disaster Recovery: preparazione e pianificazione, oltre a un po’ di creatività e alla necessità di disporre di informazioni base, devono essere una consolidata abitudine.
La recente alluvione della Romagna e delle Marche ha nuovamente riacceso i riflettori sull’impatto delle calamità naturali sulla popolazione e sulle imprese. Per chi opera nel settore delle emergenze industriali significa confrontarsi con situazioni drammatiche che mettono a repentaglio la vita delle Aziende. Scenari di imprese che si trovano ad affrontare l’imprevisto senza preparazione rappresentano una ulteriore difficoltà nel gestire le operazioni necessarie per tornare alla normalità, mettendo in campo, oltre al grande cuore di un popolo orgoglioso, capacità di pianificazione e metodo per uscire fuori dalla Crisi.
Ed è proprio in questi casi che tecnici di stabilimenti complessi, normalmente impegnati ognuno con il proprio piano di lavoro, di routine tecnico amministrativa, di partecipazione ai team di produzione, improvvisamente si trovano a dovere abbandonare ogni altro impegno che non sia quello di pensare, organizzare squadre di lavoro, turni di notte per le squadre di emergenza. Ma anche di controllare i danni e stimare le parti di ricambio necessarie e identificare piani di azione per riprendere a servire i propri clienti nel minor tempo possibile.
Tempestività, esperienza e capacità di adattamento alle situazioni emergenziali
All’interno del processo logico di pianificazione e gestione dei propri rischi, sulla base dell’esperienza maturata dalla nostra azienda in oltre trent’anni di attività nel Disaster Recovery, reputiamo importante evidenziare due fattori che, nel momento dell’emergenza, oltre alle necessarie attività di risk management, concorrono a garantire un maggior tasso di successo nella ripresa aziendale: la creatività e la pianificazione.
Come questi fattori, tra gli altri, possono influire in modo decisivo? È presto detto.
La creatività è necessaria quando si ipotizzano gli scenari di rischio a cui il proprio stabilimento o rete produttiva può incorrere. È quella variabile in più che consente ad un responsabile dell’emergenza di uno stabilimento, posto nel bacino del mediterraneo meridionale, di non pensare come probabile ad un crollo da neve per il proprio sito, ma di ipotizzare comunque uno scenario di emergenza di questo tipo; verificare la presenza di uno stabilimento di manutenzione aeronautica a dieci chilometri di distanza con il quale poter gestire l’emergenza di un crollo parziale del proprio stabilimento in seguito ad una nevicata eccezionale, al limite della statistica meteorologica, avendo pronte tutte le informazioni necessarie e predisposte le strutture alternative in cui accogliere temporaneamente le linee di produzione smontate e rimontate in una settimana. Ed erano linee produttive su un’area di quasi mille metri quadrati!
La creatività e la pianificazione sono quegli elementi che consentono nel “gioco di ruolo” degli scenari di rischio di comprendere come, in caso di terremoto, si debba accedere alle valvole di sezionamento dei circuiti di gas o prodotti infiammabili senza dovere entrare nel fabbricato dello stabilimento, che deve essere considerato non sicuro a causa delle scosse di assestamento sino ad evidenza contraria.
Non sempre, purtroppo, questi sforzi sono ripagati dai controller industriali che, per loro ruolo, debbono allocare gli investimenti.
Ma qual è il costo di tutto questo?
Molto spesso il costo è rappresentato dalla mancanza di informazioni necessarie ad impostare un piano di lavoro e dal conseguente ritardo nella ripresa produttiva, dalla incapacità a propria volta dei tecnici degli stabilimenti danneggiati di fornire quadri chiari della situazione alle proprie case madri poste a migliaia di chilometri di distanza.
Ogni sinistro è diverso da un altro, ma le informazioni minime indispensabili per pianificare un’attività di Gestione della Crisi spesso sono sempre le stesse e ancora più spesso banali:
• avere disponibilità di layout di stabilimento su carta, accessibili fuori dallo stabilimento
• avere disponibile un elenco delle persone necessarie per la loro conoscenza, ruolo o capacità e con i loro recapiti personali h24 anche se la intranet aziendale non funziona
• avere identificato e avere disponibile un elenco degli accessi della copertura – se presenti – o conoscere il layout del proprio circuito fognario
• avere un elenco dei fornitori chiave da interpellare ed averli sul sito entro due ore dalla chiamata per la gestione delle emergenze
• avere identificato una priorità dei reparti e funzioni che debbono ripartire nel minore tempo possibile, così da pensare prima quali obiettivi dare alle squadre di emergenza
• avere identificato quali reparti e funzioni debbano essere rese indipendenti nella loro attività in caso di sistema IT fuori uso
Di esempi in generale se ne potrebbero fare molti, di base resta il fatto che non avere informazioni o non averne di qualificate, spesso semplici, aumenta il caos e di conseguenza il ritardo con cui si assumono le decisioni più idonee in quel determinato momento.
Per fortuna, c’è una meravigliosa variabile indipendente che è l’Uomo e la sua capacità di adattarsi rapidamente e vincere battaglie durissime, soprattutto se sottoposto a forti pressioni e di fronte a sfide che “in tempi di pace” apparirebbero impossibili. E di questo ne abbiamo avuto un esempio anche di recente da parte della popolazione emiliana, da sempre pronta a rialzarsi e tirare su le maniche per ricomporre tutto nel minor tempo possibile. Popolazione meravigliosa ogni qualvolta ci si è trovati di fronte a qualche problema di calamità importante.
Volendo dare un piccolo contributo sul tema dei piani di crisi e continuità, evidenziamo in questa sede l’importanza della scelta dei componenti della squadra di crisi, che debbono essere identificati sia per il loro patrimonio professionale, ma anche, ed è spesso decisivo, per la loro capacità di lavorare e motivare i propri colleghi quando si è sotto pressione. Ma anche per il loro sangue freddo e, perché no, per le loro doti di fantasia e capacità di pianificazione.