La maggior parte delle aziende pubbliche e private, anche se non svolge attività considerate “inquinanti”, può potenzialmente recare danni all’ambiente e alla popolazione circostante. Si tratta di un’eventualità che coinvolge diverse tipologie di aziende: non solo quelle considerate comunemente a rischio inquinamento, ma anche aziende apparentemente non esposte a questo genere di rischi, come vedremo in questo articolo.
Uno spunto di riflessione interessante è quello di provare a osservare il rischio inquinamento in maniera diversa dall’approccio tradizionale. Un danno all’ambiente può infatti essere causato non solo da attività che per loro natura possono creare un inquinamento come ad esempio quelle chimiche, petrolifere, legate al settore rifiuti o al trasporto merce su strada, che valutano tra i possibili rischi, incidenti, rotture di serbatoi, errori umani e che possono causare la fuoriuscita di sostanze pericolose provocando danni a cose, persone animali e habitat naturali.
Un danno ambientale può anche derivare da conseguenze a seguito di incendi o alluvioni coinvolgendo settori spesso ritenuti a minore rischio, come ad esempio l’agro-alimentare, il tessile, l’arredamento, la logistica o la cantieristica navale, o tutte quelle attività svolte presso terzi, come il settore delle manutenzioni industriali o di facility management, senza dimenticare gli enti pubblici che indirettamente possono essere soggetto passivo di una contaminazione ambientale.
Il rischio inquinamento, un rischio trasversale
Il rischio inquinamento deve essere, quindi, considerato un rischio trasversale che può interessare diverse categorie di imprese che possono essere coinvolte in sinistri di vario genere che diventano causa di sversamenti con impatto ambientale.
I sinistri incendio e alluvione sono tra le cause più frequenti di inquinamento e possono coinvolgere una o più attività produttive. Sono rischi purtroppo ancora troppo sottovalutati, ma che riguardano ormai la quasi totalità delle aziende che possono essere causa di inquinamenti improvvisi dovuti a perdite di serbatoi danneggiati o dalla percolazione dell’acqua di spegnimento delle fiamme che possono raggiungere suolo, sottosuolo, acque superficiali e sotterranee, provocando così danni anche di grave entità, obbligando l’azienda che li ha generati a comunicare al Comune e alle autorità competenti l’evento e ad attivarsi immediatamente per le operazioni di Messa in Sicurezza, caratterizzazione ambientale e bonifica seguendo il protocollo previsto dal TU152/06.
Anche il deposito di materie prime, prodotti semilavorati o finiti può diventare fonte di contaminazione divenendo causa di un inquinamento improvviso o graduale, nel caso in cui si verifichi un incendio o un’alluvione. In questo secondo caso le perdite continue, anche se di modesta entità, possono infiltrarsi attraverso la pavimentazione, fino a contaminare il sottosuolo. Serbatoi e vasche fuori terra sono un’altra sorgente di contaminazione, nell’eventualità di una rottura.
Un evento improvviso di contaminazione o il rilevamento di una contaminazione storica devono essere affrontati in maniera rapida, con il minimo impatto sull’ambiente coinvolto e a costi sopportabili.
Le conseguenze di un evento di inquinamento possono causare infatti sia gravi danni economici all’azienda coinvolta, sia di immagine che reputazionali. La responsabilità ambientale in capo alle aziende è regolamentata da norme nazionali ed europee e pesa in termini penali, civili, di reputazione e compliance, risultando determinante per la continuità dell’attività la predisposizione di piani operativi che consentano di non uscire dalla “supply chain” cui ogni PMI appartiene.
Tutelarsi dal rischio inquinamento prima ancora che si verifichi
Essendo complicati da valutare, i rischi ambientali sono spesso sottovalutati. Eppure, come abbiamo visto, analizzare, valutare e mitigare il rischio inquinamento è importante per la tenuta sul mercato di un’azienda e per la tutela dell’ambiente.
Chi affronta un inquinamento, di qualsiasi entità o complessità, deve essere cosciente che è chiamato a confrontarsi con una situazione in continua evoluzione e deve quindi saper prendere tempestivamente le decisioni più appropriate per fronteggiarlo e limitarlo.
Chi affronta un inquinamento, di qualsiasi entità o complessità, deve essere cosciente che è chiamato a confrontarsi con una situazione in continua evoluzione e deve quindi saper prendere tempestivamente le decisioni più appropriate per fronteggiarlo e limitarlo.
Arrivare impreparati di fronte a un’emergenza inquinamento può, infatti, trasformare un incidente in un potenziale disastro, sia ambientale che economico. Per un’azienda è fondamentale che tutti i soggetti coinvolti siano consapevoli dei rischi e che ci siano le competenze adatte a prevenirli e gestirli. Per gestire nel modo più corretto possibile questi rischi è necessario prepararsi attraverso una serie di azioni preventive. In particolare, sono due i fattori all’interno del processo logico di pianificazione e gestione del rischio che, nel momento dell’emergenza concorrono a garantire un maggior tasso di successo nella ripresa aziendale: la pianificazione di una risposta alla situazione di crisi e la formazione delle squadre di emergenza.
Come possono, però, questi fattori aiutare in modo decisivo ad affrontare un sinistro catastrofale?
Innanzitutto, è fondamentale la predisposizione di squadre interne di primo intervento che abbiano una formazione specifica relativamente alla conoscenza dei diversi scenari di sinistro e delle conseguenze che ogni evento può avere, delle possibili sostanze contaminanti, delle metodiche di intervento, dei potenziali rischi e dell’uso corretto degli opportuni Dispositivi di Protezione Individuale e Collettiva.
La formazione delle squadre di emergenza deve essere completata da una serie di esercizi pratici di simulazione con cui riprodurre i diversi scenari e testare le soluzioni identificate. In caso di sinistro non basta, infatti, limitarsi ad avere un piano di emergenza su carta e un gruppo di gestori definito a priori. Bisogna anche vedere come i componenti delle squadre di crisi reagiscono all’emergenza e come riescono ad applicare il piano predisposto. Per scoprirlo è necessario organizzare “in tempo di pace” dei test finalizzati a rappresentare eventi finiti fuori controllo sulla base di tutte le possibilità anche solo immaginabili.
Alla formazione delle squadre di emergenza si aggiunge anche la necessità di una valutazione della possibilità che si verifichi un danno ambientale. Le attività legate al ciclo produttivo specifico di ogni azienda richiedono l’adozione di protocolli d’intervento diversificati in funzione della tipologia di sinistro che si può verificare, delle sostanze coinvolte e dei potenziali ricettori della contaminazione. Per questo è importante avere un piano di risposta all’incidente studiato sulla base della propria attività produttiva e testato preventivamente con le proprie squadre di emergenza per poter affrontare al meglio l’evento potenzialmente contaminante.
Tanto più le aziende saranno in grado di organizzarsi con adeguati piani di prevenzione, tanto più saranno preparate ad affrontare una situazione di crisi, si ridurrà il tempo necessario alla ripresa e le perdite di immagine ed economiche rimarranno contenute.