Il comparto assicurativo negli anni ha conosciuto rivoluzioni epocali indotte ora dalla necessità di indurre dei cambiamenti profondi, ora come invece reazione alle sollecitazioni del mondo “reale” in relazione all’emersione di nuovi rischi e di nuove sensibilità.
Oggi la percezione di nuovi pericoli è costante, e in fin dei conti quanto sta accadendo in parte lo giustifica, quasi a determinare livelli che talvolta sfiorano forti manifestazioni emotive e quasi “paranoiche”.
Noi, operatori esperti, in questo scenario abbiamo il compito di utilizzare la nostra conoscenza delle problematiche e delle situazioni in modo da riportare nell’alveo della razionalità questa emotività e ricondurre i nostri interlocutori ad una seria ed oggettiva valutazione dei rischi.
In tale ottica quindi è necessario conoscere, sapere e sapere fare e queste qualità non si creano come per magia da un giorno all’altro, ma si coltivano con abnegazione e passione negli anni.
La formazione continua è una componente essenziale del percorso che porta a rendere i professionisti competenti ed adeguati ad affrontare le sfide del mercato (sia attuale, sia quello che sarà).
Purtroppo taluni segnali che giungono dal mercato sembrano dare un maggior peso alla quantità più che alla qualità delle prestazioni, con una sensazione che la competenza sia un requisito base dato per scontato e che l’efficientamento del processo sia il parametro unico di valutazione dell’operato dei professionisti; in tale ottica viene quindi dato quindi il ruolo preminente alle capacità di management e di organizzazione, portando quasi ad un livello subordinato la qualità della prestazione resa.
La politica di approccio al mercato di C&P, forse un po’ in controtendenza, ha invece sempre ritenuto e continua a ritenere che, pur non trascurando l’efficienza dei processi (in termini imprenditoriali, non tenere in debita considerazione il processo sarebbe una pratica autolesionista), la qualità della prestazione e la professionalità siano un valore fondante e irrinunciabile anche per il mercato, perseguibile solo con una costante tensione verso la formazione che è e permane ad essere un, se non il, cardine fondamentale della professione.