Lo scorso 4 luglio è suonato un preoccupante campanello d’allarme per il Pianeta. Quel martedì è stato il giorno più caldo di sempre. Se già il 3 luglio la temperatura media globale aveva segnato un primo record di 17°,1°C, 24 ore dopo quel record era già stato infranto, arrivando a 17,19°C, il valore più alto dall’epoca preindustriale.
Alla base di questo evento eccezionale ci sono molte ragioni, dall’arrivo di El Nino che influenza il clima di una parte importante del Pianeta, agli effetti del surriscaldamento globale e del cambiamento climatico. Di record in record, insomma, l’innalzamento delle temperature globali sottolinea continuamente l’importanza e la priorità di costruire un futuro più sostenibile.
Questo è un fronte d’impegno fondamentale per AIBA, che nel Convegno annuale dello scorso marzo ha messo al centro la sostenibilità, nelle sue componenti tanto ambientali quanto sociali e di governance, e ragionato sul ruolo dell’intermediazione nei confronti del mercato assicurativo e del tessuto produttivo del Paese.
Ma se dalle imprese passiamo ai singoli cittadini, come vivono gli italiani la sostenibilità?
Una risposta arriva dall’indagine multiscopo dell’Istat “Aspetti della vita quotidiana”, che dal 1998 rileva le percezioni dei cittadini sui temi ambientali.
Climate change prima preoccupazione
Dati alla mano, nel 2022 il climate change si conferma la prima preoccupazione dei connazionali rispetto all’ambiente: più di uno su due (56,7%) dai 14 anni in su la pensa così, in aumento dal 52,2% del 2021.
Al secondo posto tra i fattori preoccupazione troviamo l’inquinamento dell’aria (50,2%), seguito da smaltimento e produzione dei rifiuti (40%), inquinamento delle acque (38,1%), effetto serra e buco nell’ozono (37,6%).
Meno sentiti, secondo la rilevazione, l’inquinamento acustico, quello elettromagnetico e il deterioramento del paesaggio, con percentuali tra il 10% e il 12%.
Scendendo ulteriormente nei dettagli, la preoccupazione per il climate change è leggermente più forte al Nord (59,8%) rispetto al Sud, dove comunque riguarda oltre un abitante su due (51,8%). Tema simile per l’inquinamento delle acque, che nelle regioni settentrionali è al 39,9% e nel Mezzogiorno al 35,2%.
I cittadini del Centro e del Mezzogiorno si dimostrano invece particolarmente sensibili alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti (42,4% nel Mezzogiorno e 41,9% nel Centro rispetto al 37,4% nel Nord) e all’inquinamento del suolo (23,4% al Sud e 19,9% al Nord).
Differenze significative emergono considerando le dimensioni del comune in cui si vive: le aree metropolitane vedono un valore superiore nella preoccupazione per l’inquinamento dell’aria (53,8%), che diminuisce al 49,1% nei comuni tra i 10.000 e i 50.000 abitanti e al 44,4% nei comuni sotto i 2.000.
All’opposto, nei piccoli comuni è più elevata la sensibilità all’inquinamento del suolo (24,7% rispetto al 22,1% dei comuni tra i 10.000 e i 50.000 abitanti e al 19,4% dei comuni centro dell’area metropolitana) e quella relativa al dissesto idrogeologico, che arriva al 25,5%, quattro punti percentuali in più rispetto ai comuni dell’area metropolitana e a quelli medio grandi la percentuale (21,1%).
L’età è un elemento di variabilità importante per le preoccupazioni ambientali. I giovani fino a 24 anni sono più sensibili degli adulti alla perdita della biodiversità: lo è il 31,1% tra i 14 e i 24 anni rispetto al 19,4% degli over 55. A preoccupare di più gli ultracinquantacinquenni sono invece il dissesto idrogeologico (25,8% contro il 16,6% degli under 25) e l’inquinamento del suolo (22,4% contro il 18,7%).
Energia, acqua e inquinamento acustico: la mappa dei comportamenti ecocompatibili
Ma come si comportano gli italiani nella loro quotidianità? Il 69,8% dichiara di fare abitualmente attenzione a non sprecare energia e il 67,6% a non sprecare l’acqua. Quasi uno su due, il 49,6%, cerca di limitare l’inquinamento acustico alla guida.
Attenzioni sostenibili anche nella spesa: il 35% della popolazione legge le etichette degli ingredienti e il 22,5% acquista prodotti a chilometro zero.
Anche qui le oscillazioni non mancano tra le diverse aree. La guida “meno rumorosa” è più frequente al Nord (52,3%) rispetto al Sud (44,8%). Il Nord è anche l’area dove si scelgono tendenzialmente mezzi di trasporto alternativi all’auto privata o ad altri mezzi a motore privati (20% rispetto al 14,4% del Sud).
Il Centro e il Sud si distinguono invece nei comportamenti d’acquisto. Al Centro, infatti, si osserva una maggiore attenzione nel leggere le etichette dei prodotti (35,8% rispetto al 33,5% del Mezzogiorno) e ad acquistare prodotti biologici (16,0% rispetto al 12,9% del Nord). I residenti nel Mezzogiorno si distinguono invece per l’elevata frequenza di acquisto di prodotti locali (26,9% contro 19,8% del Nord).
L’attenzione verso comportamenti ecocompatibili, conclude l’Istat, non è caratteristica precipua delle fasce di età giovanili, perché è solo dopo i 25 anni di età che iniziano a manifestarsi comportamenti decisamente più virtuosi. Qualche dato: non spreca acqua il 49,5% delle persone tra i 14 e i 24 anni rispetto al 73,9% degli over 55. Allo stesso modo, mostra attenzione a non sprecare energia il 48,6% degli under 24 rispetto al 76,6% di coloro che hanno più di 55 anni.
Se vuoi approfondire, leggi lo studio a questo indirizzo.