Recensione del libro “Teologia e rischio. Una sfida per l’economia e per la Dottrina Sociale della Chiesa”

Commento personale dell’Ing. Marcello Bottazzi, membro del Comitato Tecnico Scientifico di AIBA.

Il libro “Teologia e rischio. Una sfida per l’economia e per la Dottrina Sociale della Chiesa”, scritto da Francesco Giordano e Luigi Pastorelli e edito da Cantagalli è stato così presentato sulla stampa:

“Teologia e rischio. In apparenza sembrano argomenti lontani tra di loro. Ma non è così. Il teologo padre Francesco Giordano e il valutatore del rischio Professore Luigi Pastorelli hanno voluto gettare un ponte intellettuale tra due discipline ritenute erroneamente distanti, contrastanti, per comprendere ed esaminare la realtà nelle sue varie configurazioni. Dal punto di vista della teoria del rischio serve recuperare e utilizzare un approccio teologico e al tempo stesso l’approccio di teoria del rischio potrebbe permettere di dare nuovo slancio agli studi di teologia. Una conversazione tra due intellettuali che può stimolare il dibattito sulla crisi e su come affrontarla. Il Padre Giordano e il professor Pastorelli hanno proposto argomenti di un’attualità incredibile. Hanno riportato l’uomo al centro. Un incontro tra discipline diverse che può generare una concezione dell’economia sana e solidale. Francesco Giordano, prete diocesano, dal 2015 è direttore di Human Life International (ufficio di Roma), organizzazione per la difesa della vita umana e della famiglia. Docente di Teologia alla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum) di Roma. Luigi Pastorelli, esperto di analisi e valutazione dei rischi, è direttore tecnico del Gruppo Schult’z, società di Risk Management. Svolge attività accademica presso diverse università in qualità di docente incaricato di Teoria del Rischio.”

Premetto che non conosco il teologo Giordano, al contrario ben conosco il professor Pastorelli e la sua capacità di analisi dei rischi; nella prefazione Carucci dice che i due autori ”hanno voluto gettare un ponte intellettuale tra due discipline ritenute erroneamente distanti, contrastanti …”

Ai due estremi del ponte abbiamo quindi da una parte un sacerdote, docente di Teologia e con un dottorato in “teologia sistematica”, e dall’altra un esperto di analisi e valutazione dei rischi (o se preferite come lui stesso mi ha detto spesso un “probabilista”).

Confesso, dopo la lettura, che non so dove stia questo ponte. Andiamo con ordine: il teologo fa il suo mestiere e pattinando sul lago incantato delle essenze si produce qua e là in qualche apodittica sentenza per il pubblico: “Anche se non fa parte dell’intelletto agente, non significa che la fede sia meno certa della cosiddetta scienza. Anzi, proprio perché il soggetto e l’oggetto della fede è Dio, è più certa che la scienza” (doppio Axel) od anche: ”proprio perché la realtà spirituale e soprannaturale è più perfetta – perché eterna ed immutabile – di quella materiale e naturale tutto quello che ne proviene è più certo” (triplo toe-loop).

Parlare di “realtà spirituale e soprannaturale….eterna ed immutabile” fa sorridere chi ben sa come Santa Madre sia sempre stata omnivora e, secondo convenienza, mutevole in tema di dottrina, a meno che il teologo ci spieghi e.g. chi ha tenuto nascosto il Purgatorio per quasi un millennio.

Visto che scrivo queste righe poco dopo Ferragosto, festa istituita da Augusto, di cui la chiesa cattolica si è appropriata con la festa dell’Assunta, non dimentichiamo che tra i dogmi cui il nostro teologo deve credere c’è appunto l’assunzione in cielo del corpo della Madonna, chissà dove si trova ora?

Le nostre conoscenze di fisica ci dicono che un corpo non può superare la velocità della luce, quindi dovrebbe essere ad un paio di migliaia di anni luce da qualche parte nelle galassie. Forse il nuovo telescopio Webb potrebbe individuarlo, se sapessimo dov’è il “cielo”.

In tutto il resto della disquisizione ho solo trovato la conferma del “credo quia absurdum” di Tertulliano e della valutazione (con cui concordo) che la teologia è “la massima espressione della letteratura fantastica”  (J.L. Borges)

Il Prof Pastorelli nel proporre la costruzione di una nuova teologia del rischio critica la separazione netta avvenuta tra gli studi di teologia e gli studi di matematica e fisica. Penso che un conto sia scrivere di argomenti su cui ciascuno può credere ciò che vuole, come hanno fatto numerosi scienziati citati, altro è basare su fideistiche certezze deduzioni non verificabili che crollano poi quando ne diviene possibile la verifica scientifica. E.g. Keplero, se ben ricordo, stabilito che la struttura dell’universo (Sole al centro, spazio intermedio dei pianeti e sfera delle stelle fisse) è tale perché rispecchia quella della Trinità (Padre al centro, Figlio e Spirito Santo), ritiene perciò ragionevole dedurre che vi sia la stessa quantità di materia in ciascuna delle tre parti. E, sempre se ben ricordo, si spinge a calcolare lo spessore, in miglia germaniche, della sfera delle stelle fisse (sic !).

Per il resto andiamo da generici auspici a che vi sia più mercato, in una fase in cui i liberisti de noantri non fanno che invocare aiuti statali, ed il mercato (entità indefinita che copre la semplice applicazione della legge del più forte) ha mostrato tutti i suoi limiti come, leggendo le loro bollette energetiche, ben hanno imparato le famiglie, ad un auspicio fuori tempo a che “la Chiesa riprenda la sua funzione, che non è di adeguarsi al mondo, ma di guidarlo”. Per fortuna Papa Francesco, che non riscuote il plauso del nostro, sembra adottare un’altra impostazione per rivitalizzare la fede.

Forse il Prof. si è dimenticato che, quando Santa Madre “guidava”, la gestione del trascendente ha sempre nascosto una cruda pratica dell’immanente, finalizzata esclusivamente al puro mantenimento del potere (ne sanno qualcosa gli “eretici”), e che quando Santa Madre dettava legge in materia di scienza Galileo fu costretto, per sopravvivere, a “tenere per vero” ciò che sapeva contrastare con le sue scientifiche evidenze.

O vogliamo parlare della “transustanziazione” definita secondo la scienza dell’epoca (Tomm. Sum. theol. I 29 2c ” Secundum vero quod supponitur accidentibus, dicitur hypostasis vel substantia “) alla luce di quanto sappiamo ora sulla costituzione della materia?  ometto per non tediarvi i dibattiti teologico-scientifici sul momento in cui l’anima (immortale) si unisce al feto.

Molto altro ci sarebbe da dire, ma mi fermo qui, per me teologia e rischio restano ben distanti, quanto al gettare ponti non ne vedo la necessità. Caro Luigi resta l’ottimo probabilista che sei, John Locke nel suo An Essay Concerning Human Understanding (1689)  dice:

<<God has set some things in broad daylight; but the science of nature is not one of them; there, as in many other matters, we have only the twilight of probability; but probability is sufficient for our purposes>>.

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