Ibridazione e digitalizzazione: sviluppi e sfide dell’intermediazione assicurativa

Lo scorso 27 ottobre CeTIF, il Centro di Ricerca su Tecnologie, Innovazione e Servizi Finanziari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha tenuto il workshop dal titolo “Intermediazione assicurativa 2022: agenti, broker e ruolo della bancassurance nella ripresa”.

Obiettivo dell’incontro è stato quello di tracciare le prossime sfide del mondo dei dell’intermediazione assicurativa tra nuovi player e digitale. Nel workshop sono stati approfonditi svariati temi: dai nuovi modelli di consulenza sostenibili, al supporto del digitale nell’intermediazione, alle novità regolamentari, fino alle evoluzioni future della consulenza del rischio e assicurativa e dei modelli di bancassicurazione.

Diversi gli ospiti intevenuti: Chiara Frigerio (CeTIF), William Andrea Marenaci (CeTIF), Martina Bignami (Ivass), Vincenzo Cirasola (Anapa Rete ImpresAgenzia), Antonia Boccadoro (Aiba), Tiziana Lamberti (Intesa Sanpaolo), Ezio Peroni (Alleanza Assicurazioni), Andrea Trivellato (Zurich).

AIBA, da sempre tra i partner istituzionali di CeTif, ha portato il suo contributo con l’intervento del Segretario Generale Antonia Boccadoro incentrato sui rischi dell’intermediazione e i nuovi scenari di concorrenza tra digitalizzazione dei processi e regolamentazione.

Un approfondimento che è partito dalla rappresentazione dello scenario della domanda assicurativa e dell’organizzazione della distribuzione in Italia, che evidenzia un gap di protezione assicurativa nel ramo danni. I dati del settore riferiti al 2020 mostrano infatti che la raccolta dei premi rappresenta complessivamente l’8,2% del PIL, ripartita differentemente tra prodotti vita (6,1% ossia 101 miliardi di euro) e danni (2,1%, ossia 34 miliardi di euro).

Questo implica che l’Italia si piazzi solo al 7° posto nell’Eurozona per raccolta premi vita e addirittura al 24° per i premi danni. “Da questi dati è già ben evidente il gap assicurativo significativo nel ramo danni – commenta Boccadoro – che è necessario e sempre più urgente colmare attraverso attività di educazione assicurativa e miglioramento della percezione del ruolo delle assicurazioni, oltre che di investimenti in innovazione e sviluppo della rete e dei canali distributivi. Le cause di questo gap, infatti, non sono solo culturali, ma hanno anche a che fare con la scarsa capacità evolutiva del sistema. Se è vero che tra consumatori e imprese persiste una scarsa conoscenza dei fondamentali presidi assicurativi e della risk prevention e la tendenza a un approccio “contabile” alla copertura che guarda alla rispondenza tra premio pagato e liquidazione dei sinistri, è anche vero che l’offerta è spesso distante dalle esigenze in continuo cambiamento del mercato e che le reti di vendita sono ancorate a un modello passivo e poco dinamiche.”

Il gap assicurativo vita è stato colmato dalla distribuzione bancaria, che ha riempito spazi non occupati dalla distribuzione tradizionale condotta da agenti e broker. L’offerta vita della bancassicurazione è stato un intervento semplice e di facile incontro della domanda/offerta, in considerazione delle competenze finanziarie del canale e della contiguità dei prodotti offerti rispetto all’originario core business.Non necessariamente può rilevarsi agevole la penetrazione della bancassicurazione nella distribuzione di garanzie assicurative danni

 

Tra le possibili reazioni dell’offerta alle sollecitazioni della domanda vi sono quelle forme di ibridazione distributiva che il mercato sta introducendo, anche per inseguire il modello d’acquisto delle differenti generazioni di consumatori (baby boomers, generazione X e millennials). Le compagnie hanno compreso l’opportunità di utilizzare forme di distribuzione multicanale che comprendono forme dirette, distribuzione tradizionale e di bancassicurazione.

“Soprattutto nel comparto vita, infatti, l’offerta passa anche attraverso la distribuzione finanziaria-bancaria, assieme anche a tutta una serie di vendite accessorie, come servizi digitali e tecnologici – prosegue Boccadoro – Si tratta di capire se questo modello sia adattabile in maniera efficace e qualitativamente apprezzabile anche per il comparto danni, evitando il rischio di gonfiare la produzione assicurativa senza conferire un reale valore aggiunto di protezione ai cittadini”.

Altre spinte all’ibridazione della distribuzione assicurativa con quella finanziaria arrivano, da un lato per effetto di alcune novità regolamentari, dall’altro dall’esigenza, accelerata dalla crisi pandemica e dalla fase spinta di remote working, di una digitalizzazione sempre più sistemica.

Le novità regolamentari più impattanti da questo punto di vista sono quelle che riguardano la POG, la cui applicazione ha prodotto un processo di “mifidizzazione”, ossia di allineamento delle regole di condotta assicurative con le regole di condotta in finanza, che non tiene in debita considerazione la distanza logica ed economica tra la protezione assicurativa di un prodotto vita ( a carattere previdenziale, di risparmio) dalle esigenze correlate alla protezione dai rischi delle garanzie danni, al loro interno molte diverse (personal lines, property, casualty)

Per quanto attiene, infine, alla “spinta digitale”, il settore assicurativo sta vivendo una corsa alla innovazione dei prodotti in logica insurtech. Quello che manca e che non è stato capitalizzato dall’esperienza della pandemia, forse, è la consapevolezza che oltre al prodotto bisognerebbe investire sulla modernizzazione proprio dei processi distributivi.

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