Business Interruption: assicurare in tempo di crisi

Come prevedibile il conflitto Russo – Ucraino sta generando tragiche conseguenze dal punto di vista umano, in primis, e dal punto di vista economico. In questi drammatici mesi il mondo delle assicurazioni si è trovato così ad affrontare, nei nuovi contattati di polizza e in ambiti differenti, il “rischio guerra”. Ad essere coinvolti, però, non sono solo gli investimenti esteri, ma diversi settori dell’economia globale come quello del trasporto merci o dell’aviazione. In presenza di coperture assicurative molto ampie su determinati asset, le probabilità di soffrire gli shock sistemici, come la pandemia o la crisi attualmente in corso, appunto, sono decisamente più alte e risultano estremamente difficili da gestire. Infatti, come avvenuto durante la pandemia, sono state numerosissime le vertenze per chiarire se gli assicuratori fossero chiamati a pagare i danni dovuti all’interruzione di attività in casi di lockdown.

Non sembra ben chiaro, per esempio, se l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ai fini di un rimborso assicurativo, possa essere considerata guerra o se, per il pagamento del sinistro, ci sia bisogno invece di un attacco da parte di entrambi i Paesi. E per fugare ogni dubbio bisognerà guardare le clausole, contratto per contratto. In ogni caso, per quanto riguarda le assicurazioni italiane, l’esposizione diretta alla guerra, come hanno già chiarito le società, è piuttosto limitata. Il settore riassicurativo è in prima linea su questo fronte. La società tedesca Munich Re, ad esempio, ha deciso di introdurre formulazioni più chiare per escludere esplicitamente il rischio guerra dalle polizze cyber.

Esisto alcune polizze cyber che proteggono dalla business interruption e coprono la riparazione delle reti violate a seguito di un attacco informatico. Tuttavia, esistono zone grigie nella formulazione dei contratti sia rispetto alla business interruption, sia per i casi di violazioni cyber e furto di dati, che rendono i contratti di difficile interpretazione in merito alle esclusioni o al valore assicurativo delle polizze. L’inflazione, il costo dell’energia e delle materie prime e in generale i tempi dilatati delle catene di approvvigionamento hanno inciso sui profili di rischio in maniera decisiva. Il mancato aggiornamento della polizza potrebbe generare un indennizzo ben inferiore al danno subito. Una soluzione potrebbe essere quella di spingere le imprese a monitorare e verificare che le esposizioni siano corrette rispetto all’attuale situazione di rischio, per evitare che l’importo dei risarcimenti sia lontano dal danno reale.

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