Secondo le stime del Swiss Re Institute, è la quinta spesa annuale più alta dal 1970
- Le catastrofi naturali, originate per lo più da rischio secondario quali intense tempeste convettive e incendi negli Stati Uniti, hanno portato nel mondo nel 2020 a 76 miliardi di dollari Usa di danni assicurati, un aumento del 40% rispetto al 2019
- Una stagione di eventi ciclonici molto attiva ha fatto registrare un numero record di tempeste di intensità sufficiente da essere nominate, cagionando tuttavia solo danni assicurati moderati per 20 miliardi di dollari
- Si prevede che gli eventi da rischio secondario aumenteranno con il procedere del cambiamento climatico
(Fonte: Swiss RE Institute)
Per il settore assicurativo, i danni causati da catastrofi naturali e disastri di origine antropica sono ammontati globalmente nel 2020 a 83 miliardi di dollari, secondo le stime del Swiss Re Institute. Ciò colloca il 2020 al quinto posto tra gli anni più esosi per il settore dal 1970. I costi più consistenti sono attribuibili a un alto numero di eventi definiti “tempeste convettive”, ossia temporali particolarmente devastanti caratterizzati dalla presenza con tornado, inondazioni e grandine, forti tempeste convettive, e ai gravi ed estesi incendi negli Stati Uniti. A questi eventi e ai rischi secondari connessi è da imputarsi il 70% del totale dei danni assicurati, equivalenti a 76 miliardi di dollari. Una stagione di uragani molto attiva nel Nord Atlantico ha dato luogo a ulteriori 20 miliardi di dollari di richieste di risarcimento, un ammontare, tuttavia, più contenuto rispetto alle stagioni record del 2005 e del 2017.
Nel 2020, il settore assicurativo ha rimborsato sinistri per il 45% del totale dei danni economici, una percentuale superiore alla media decennale del 37%.
Il cambiamento climatico avrà l’effetto di aumentare la frequenza con cui si verificano questi eventi e di esacerbare i rischi secondari: aria più umida e temperature in rialzo tendono a creare condizioni meteorologiche più estreme e favoriscono l’insorgere e l’espandersi di incendi, tempeste e alluvioni.
Secondo Jerome Jean Haegeli, capo economista del Gruppo Swiss Re “come il Covid-19, il cambiamento climatico sarà un grande test della resilienza globale. Né le pandemie, né il cambiamento climatico possono essere definiti come “cigno nero (black-swan), cioè come eventi imprevedibili. Sappiamo, tuttavia, che il Covid-19 a un dato momento scemerà, non così il cambiamento climatico. Se non coglieremo l’opportunità di rilanciare ora una ripresa economica globale ‘verde’, incrementeremo i costi per la società nel futuro. I disastri naturali del 2020 hanno colpito regioni che disponevano di copertura assicurativa e ciò ha fornito un sostegno vitale alle persone e alle comunità colpite, oltre a migliorare la loro resilienza finanziaria”.
Gli Stati Uniti sono stati colpiti da un numero record di forti tempeste convettive che hanno causato devastazioni lungo tutto l’anno e che porteranno, si ritiene, a perdite annue senza precedenti per questo tipo di rischio. L’Australia e il Canada hanno subito danni significativi da tempeste di grandine nel 2020. A gennaio, nell’Australia Sud-Orientale la grandine ha portato a danni assicurati per oltre 1 miliardo di dollari Usa, mentre il Canada ha registrato a Calgary, a giugno, l’evento da grandine più costoso in assoluto con danni per 1 miliardo di dollari Usa.
Anche gli incendi hanno anche contribuito ad elevare la spesa per risarcimento dei danni. Alcuni esempi sono gli incendi di metà agosto negli Stati Uniti, purtroppo paragonabili a quelli verificatisi nel 2019 in Australia, che hanno costituito la stagione più lunga e più distruttiva mai registrata, con molti incendi protrattisi ancora fino all’inizio del 2020.
Altri fenomeni intensi hanno raggiunto un numero record: gli uragani. Nell’Atlantico del Nord sono stati registrati nel 2020 il numero record di 30 uragani e ben cinque di essi hanno toccato terra nello stato della Louisiana. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi, nel 2020 questi uragani hanno toccato terra in aree non popolate densamente. I danni assicurati, per un ammontare di 20 miliardi di dollari, sono stati dunque inferiori a quelli della stagione del 2017 (con gli uragani Harvey, Irma e Maria che costarono 97 miliardi di dollari) e del 2005 (Katrina, che cagionò danni per 87 miliardi).
“Le condizioni climatiche nell’ Atlantico Nord in senso vasto suggeriscono anche per il 2020, e probabilmente oltre, una intensa attività ciclonica. Ciò aumenta la possibilità che una parte di questi uragani tocchi terra con conseguenze catastrofiche. Se sommiamo questa previsione all’entità dei danni da rischio secondario determinati dal cambiamento climatico, i danni assicurati da catastrofe non potranno che aumentare nel futuro”, afferma Martin Bertogg, responsabile del Rischio catastrofale di Swiss Re.
L’Europa settentrionale è stata invece colpita da tempeste invernali che hanno causato inondazioni, interruzioni della fornitura elettrica e dei trasporti per complessivi 2 miliardi di dollari di danni assicurati.
In India, nella baia del Bengala a maggio l’Amphan Cyclone, il ciclone tropicale più distruttivo nella storia del subcontinente, ha generato perdite economiche per 13 miliardi di dollari Usa. In questo caso, la previsione è che i danni assicurati saranno solo una piccola parte delle perdite economiche in funzione della bassa penetrazione assicurativa nella regione.
Queste stime di danni catastrofali riguardano esclusivamente i danni alla proprietà ed escludono quelli relativi al Covid-19, che – tra gli altri effetti – ha allungato la finestra temporale del ciclo delle richieste di risarcimento, in particolare nel caso degli eventi più gravi. In altre parole, la valutazione del costo finale richiederà tempi considerevolmente più lunghi rispetto alla norma.