Il territorio dell’Emilia-Romagna è stato interessato da due eventi in sequenza in meno di venti giorni, con una precipitazione cumulata mensile che ha superato i 450 millimetri in varie località. Le informazioni sui due eventi principali sono ben delineate da ISPRA (1).
Si legge infatti che il primo, quello datato 1-4 maggio, è stato caratterizzato da precipitazioni sull’intero territorio regionale. L’interazione con la catena appenninica ha amplificato il fenomeno determinando sulla zona collinare tra le province di Bologna e Forlì-Cesena accumuli di precipitazioni rilevanti, di oltre 200 mm. La pioggia incessante, durata 48 ore, è risultato il più intenso fenomeno rilevato sull’intero territorio regionale per due giorni consecutivi dal 1997 ed il più intenso nella stagione primaverile dal 1961. Le precipitazioni più intense si sono concentrate sui bacini collinari affluenti del Reno. L’andamento orario registrato dalle stazioni pluviometriche più significative dei bacini ha mostrato la persistenza nel tempo delle piogge, che hanno raggiunto nelle 24 ore centrali dell’evento cumulate superiori ai 150 mm/24h, per le quali è stato stimato un tempo di ritorno superiore a 100 anni.
L’evento dalla mezzanotte dal 15 al 17 maggio, ha fatto registrare picchi di precipitazione di 300 millimetri in 48 ore sui bacini del crinale e collina forlivese. Sulla stessa area, sulle colline e sulle montagne intorno a Ravenna e sul settore orientale del bolognese, sono in media caduti tra i 150 e i 200 millimetri. Sulla pianura cesenate forlivese fino a 150 millimetri.
Complessivamente si sono create almeno un migliaio di frane, di cui circa 300 più significative concentrate in 54 comuni. (2)
Questa parte del territorio italiano ha una percentuale di “spazio” allagabile e conseguente popolazione esposta a rischio alluvione per i tre scenari di pericolosità, ben superiore ai livelli della scala nazionale. La Regione Emilia-Romagna è costituita per il 50% da zone montano/collinari e l’altra metà da pianura. Nei Fenomeni Franosi del territorio, già prima dell’alluvione, le frane censite erano oltre 80.000 su un totale di 620.000 in tutta Italia. I terreni ad elevata componente argillosa, presentano scadenti caratteristiche geomeccaniche di resistenza. Per uno scenario di pericolosità media, le aree potenzialmente allagabili raggiungono il 45,6% dell’intero territorio regionale e la popolazione esposta supera ampiamente il 60%.
Le province con maggiori percentuali di territorio inondabile sono Ravenna e Ferrara con percentuali che arrivano rispettivamente all’80% (87% di popolazione esposta) e quasi al 100% in caso di scenario di pericolosità media da alluvioni. Per Modena la percentuale di aree allagabili è il 41.3% (53.3% di popolazione esposta), Bologna 50% (56.1% di popolazione esposta) e Forlì-Cesena 20.6% (64% di popolazione), riporta il sito di ISPRA.
Per quanto riguarda la pericolosità per frane, il 14,6% del territorio dell’Emilia-Romagna è classificato a pericolosità elevata e molto elevata nei Piani di Assetto Idrogeologico – PAI (Mosaicatura nazionale ISPRA 2020-2021).
Sono 86.639 gli abitanti a rischio, residenti nelle aree a maggiore pericolosità per frane; sono a rischio frane oltre 39.660 famiglie, 53.013 edifici, 6.768 imprese e 1.097 beni culturali.
“I nostri risultati statistici riconoscono l’unicità di un tale evento che è stato guidato da una sequenza senza precedenti di tre sistemi di bassa pressione nel Mediterraneo centrale” (3). E se è vero che le forti piogge stanno diventando più intense e frequenti a causa del riscaldamento globale causato dall’uomo, in Emilia-Romagna, lo studio ha rilevato che le precipitazioni primaverili non diventano né più né meno intense con il cambiamento climatico. Indicando altri studi correlati, i ricercatori affermano che ciò è probabile perché il cambiamento climatico sta diminuendo il numero di sistemi di pioggia che raggiungono il nord Italia in primavera.
Sebbene le precipitazioni siano state senza precedenti, le vulnerabilità esistenti di origine umana hanno peggiorato gli impatti delle inondazioni, sostengono gli studiosi. “I disastri, semplicemente non accadono a causa della pioggia che cade dal cielo“, spiega il coautore dello studio Roop Singh del Red Cross Red Crescent Climate Center (4). “I cambiamenti nell’uso del suolo e l’urbanizzazione possono svolgere un ruolo molto importante in eventi come questo“.
Dagli anni ’60, il rapido sviluppo delle aree urbane nella regione Emilia-Romagna ha aumentato il rischio di inondazioni perché le aree così dense di cemento hanno uno spazio limitato per il drenaggio dell’acqua. Ecco perché i ricercatori affermano che una lunga storia di inondazioni suggerisce che sarebbe necessario sistemare la situazione per le future criticità.
L’importanza di essere preparati all’emergenza e il ruolo di BELFOR
Calamità naturali come un’alluvione o il terremoto, non possono essere affrontate senza preparazione da nessuno. A partire dallo Stato fino ad arrivare alle Regioni, e senza dimenticare i singoli cittadini che devono conoscere i rischi derivanti e seguire le indicazioni ricevute per tramite della funzione integrata del sistema di Protezione Civile nazionale che, come riportato nell’articolo 2 del Codice di Protezione Civile (5), attua le misure volte alla previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi, alla gestione delle emergenze e al loro superamento.
Prepararsi – per le Aziende – significa lavorare in “tempo di pace” per la formazione del proprio personale per conoscere i comportamenti e le misure di reazione all’emergenza, gli scenari di danno che possono verificarsi, al fine di avere protocolli di intervento noti e condivisi che possono e debbono essere attuati in sicurezza.
Conoscere le caratteristiche delle proprie imprese rispetto al territorio dove sono poste, la vicinanza con torrenti o canali irrigui che possono originare un allagamento, identificare in fase preventiva fornitori che possano fornire gruppi elettrogeni, sistemi di aspirazione e evacuazione delle acque; agire in fase preventiva per ridurre l’impatto di un evento deve diventare, in un Paese come l’Italia esposto a grandi rischi idrogeologici, una attività obbligatoria e parte della gestione operativa di ogni azienda.
L’essere attivi e tempestivi, con le specifiche tecniche necessarie, in caso di eventi calamitosi così estesi è fondamentale. Ecco perché BELFOR ha creato P.I.A.® Pronto Intervento Azienda, un programma di gestione dell’emergenza sinistro che offre assistenza immediata e prioritaria su tutto il territorio nazionale a seguito di incendi, allagamenti, calamità naturali o inquinamenti. Sviluppato e lanciato nel 2005, oggi assiste oltre 330.000 clienti, tra aziende e privati. Aderire al programma P.I.A.® significa ricevere in caso di emergenza un servizio di assistenza prioritario, riducendo i tempi di intervento per le attività di salvataggio e il conseguente fermo produttivo, migliorando la probabilità di una ripresa completa e limitando l’impatto finanziario e occupazionale che un sinistro può generare.
Il recente fenomeno alluvionale che ha colpito Emilia-Romagna e Marche ha visto i nostri Clienti con programma P.I.A.® ricevere assistenza tempestiva. Nelle prime ore BELFOR ha ricevuto 162 richieste di supporto che si sono tramutate in 42 cantieri di bonifica. Data la vastità dell’area colpita, il protocollo di BELFOR prevede l’apertura di centri logistici locali per favorire prossimità alle zone colpite e la più rapida implementazione di materiali ed attrezzature. Per questo è stato anche installato a Forlì un centro logistico per poter fornire mezzi e attrezzature il più rapidamente possibile ai cantieri delle zone colpite e creare un’ulteriore base per le attività di risanamento di quadri elettrici di potenza e di controllo elettronico. Attualmente sono oltre 290 i tecnici BELFOR impegnati su diversi cantieri per permettere alle aziende danneggiate di riavviare al più presto le attività produttive, grazie anche alle risorse e alle attrezzature arrivate dalle filiali del gruppo BELFOR.